
Ci si chiede spesso quale sia lo scopo della nostra vita e se ce ne sia uno: personalmente, credo che un buon modo di capirlo, di capire che tipo di persone vogliamo essere, che genere di vita vogliamo vivere, quali risultati e obiettivi vogliamo raggiungere, sia immaginare il nostro funerale. E' un esercizio che ho fatto spesso. Ho più volte immaginato il mio funerale con amici, conoscenti e parenti, sia reali che immaginari, che parlassero di me. Tra di loro o in pubblico, prima, durante e dopo le esequie. Lo ritengo un esercizio utilissimo e vi invito a farlo almeno una volta. Non cambierà il vostro destino, non porterà sfortuna, fatelo divertendovi o commuovendovi, come quando da bambini giocavate con l'amico immaginario, che sapevate non essere reale ma che in quei momenti lo era. Quando immagino il mio funerale, penso a cosa vorrei che le persone presenti dicessero di me, quali parole, quali aggettivi vorrei che usassero nei miei confronti, per descrivermi, per descrivere le mie azioni. Non quello che immagino che direbbero, attenzione! Quello che vorrei che dicessero. Vorrei che dicessero di me che, anche se in piccola parte, anche se solo con un sorriso, ho apportato un istante di felicità alle loro vite, che le ho migliorate anche solo per un secondo, che ho sempre cercato di soddisfare i mie bisogni di crescita e contributo senza mai stancarmi, arrendermi o risparmiarmi.
Vorrei che dicessero di me che ho saputo godermi la vita cercando di realizzare i miei sogni e quelli altrui. Vorrei che dicessero che sentiranno la mia mancanza ma che sanno che io, da lassù, voglio che siano felici anche senza di me, perché sono sempre stata contro ogni tipo di dipendenza. Vorrei che dicessero che qualcosa da me, anche dai miei difetti e dai miei errori, hanno imparato. Vorrei che dicessero che, anche se non ci sono più, ho lasciato un piccolo ricordo, ma indelebile. Vorrei essere ricordata per il mio amore per i viaggi, per il sole, per il mare e per i ristoranti, ma anche per le difficoltà superate, per i momenti bui che sembravano avermi momentaneamente buttata a terra e che invece mi hanno fortificata. Vorrei che mi ricordassero sorridente, davanti a un piatto prelibato e a un bicchiere di vino. Partire dalla fine, a volte, è centrare il bersaglio subito per poi tornare indietro, allontanarsene, prendere la mira e centrarlo di nuovo, con il vantaggio di sapere già la direzione, la traiettoria precisa, il dove, il quando, il come e soprattutto il perché.
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