
Sarà capitato a tutti, nella vita, di versare fiumi di lacrime per qualcosa rendendosi conto che il pianto era esagerato ma non riuscendo a smettere, come quando hai a che fare con un rubinetto rotto che non riesci a chiudere. Non importa quale sia questo qualcosa, un amore finito o non corrisposto, un progetto non andato a buon fine, un contrattempo che ha mandato a monte i nostri piani, un comportamento che ci ha feriti, una delusione di qualsiasi tipo. Non ha proprio importanza. Importa solo il fatto che abbiamo sentito chiaramente che le nostre lacrime erano eccessive, spropositate, troppe, e che sembrava non avessero fine. Magari abbiamo affrontato qualcosa di molto più grave e serio in modo molto più composto e dignitoso, più maturo, più adulto, e invece quella volta non ci siamo riusciti. Mi sono spesso chiesta il perché, ma recentemente l'ho intuito proprio mentre mi trovavo in una circostanza del genere. Penso che le lacrime che versiamo in quantità esagerata da grandi siano quelle che abbiamo troppo a lungo trattenuto da bambini. Dovremmo sempre cercare, nel momento stesso in cui versiamo lacrime, di analizzarne l'età. Dovremmo cercare di capire se sono lacrime adulte o infantili, se sono nuove o antiche. Spesso le nostre lacrime nascondono dolori non superati, paure che non abbiamo manifestato, lutti non elaborati, perdite non risarcite, ferite non rimarginate. Ma soprattutto lacrime non versate. Le lacrime trattenute, soffocate, ricacciate indietro, si depositano sul conto corrente dei dolori e maturano interessi. Ogni lacrima non versata da bambini frutterà miliardi di lacrime che verseremo da grandi. L'importante è saperlo, capirlo, accettarlo, e fronteggiarlo. Deve intervenire la nostra parte adulta, a chiudere quel rubinetto. La parte infantile non lo può fare, non lo vuole fare, e non lo deve fare. L'ha già fatto a suo tempo, ha stretto troppo, e il rubinetto si è guastato, allentandosi a dismisura per reazione. È tempo di far intervenire un idraulico. Roba da grandi.
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