martedì 11 febbraio 2014

VIA DA

Per vari motivi, in questo periodo della mia vita sto tirando somme, facendo bilanci, sto cercando di analizzare i miei successi e i miei fallimenti, i miei passi falsi e quelli ben azzeccati, e soprattutto cerco di capire quali sono i miei punti di forza e le mie aree di miglioramento. I miei amici, quelli che mi conoscono bene o da molto tempo, mi hanno sempre detto che sono coraggiosa, volitiva, determinata, con le idee molto chiare su quelle che sono le mie priorità e i miei desideri e che ottengo sempre ciò che voglio. Sarà che noi non ci vediamo mai nello stesso modo in cui ci vedono gli altri (soprattutto i nostri migliori amici), sarà che noi ci vogliamo meno bene di quanto ce ne vogliano loro, ma io mi sono sempre sentita (e tuttora continuo a sentirmi tale) una persona molto fragile, vulnerabile, con mille paure e con tante difficoltà che a volte fatico a superare. Io non mi sono mai considerata coraggiosa. Sono sempre stata una che è fuggita. Fuggita da un'infanzia troppo pesante, da una città legata a troppi ricordi troppo brutti, fuggita da un padre con cui il rapporto è sempre stato conflittuale e il legame troppo forte, fuggita da tanti lavori più o meno stimolanti, fuggita da uomini, da giri di amicizie, fuggita da chiunque e da qualunque cosa nel tentativo disperato di fuggire da me stessa e da un malessere che ritenevo intollerabile. Nel frattempo, fuggendo, ovviamente, sono approdata a molti lidi, ho fatto molte cose, ho conosciuto molte persone. Non credo comunque che prendere decisioni sull'onda del 'via da', fuggendo da qualcosa, sia una scelta coraggiosa, a meno che non sia coraggioso scegliere di non voler più stare male. Io non lo considero tale perché a me viene spontaneo il non voler rimanere nel malessere, il fuggirne, il cercare soluzioni, lo scappare a gambe levate. Ho un istinto di sopravvivenza molto elevato che mi spinge, per usare un francesismo, a 'pararmi il culo' in fretta. Io considero molto più coraggiose quelle persone che prendono le decisioni non per fuggire dal dolore ma per cercare il piacere. Mi piacciono le persone che prendono decisioni non perché esasperate dal loro malessere ma perché alla continua ricerca del proprio benessere. Io ho conosciuto e sperimentato entrambe le modalità e mi rendo conto di quanto una decisione presa per esasperazione, perché si è arrivati al limite di sopportazione, porti con sé un carico di stress che l'altra modalità decisamente non prevede. Su una cosa dò comunque ragione ai miei amici: ho le idee molto chiare, le ho sempre avute, e forse è proprio quello il mio punto di forza. Se mi guardo indietro, vedo una bambina che, accompagnando la madre a fare la chemioterapia a Roma (all'epoca a Firenze non c'erano strutture adeguate), diceva a suo padre: 'Io da grande voglio vivere in questa città.' Rivedo poi quella stessa bambina molto sola che passava le ore a guardare la televisione ripetendo le battute degli attori, e che recitava poesie a memoria allo specchio. Rivedo quella bambina andare a giocare da un'amica che aveva il parquet scuro in casa. E siccome quell'amica aveva due splendidi genitori e in casa regnava l'armonia, quella bambina pensava: 'Anche io voglio una casa col pavimento così', quasi che un pavimento così caldo potesse portare calore anche nei cuori di chi ci camminava sopra. Rivedo quella bambina scrivere incessantemente e fare lunghissimi temi che venivano letti a voce alta dalla maestra, vedo i compagni di scuola prenderla in giro perché preferiva stare a scrivere anziché uscire a giocare, e vedo lei rispondere: 'A me piace scrivere'. Rivedo quella bambina dire alla maestra: io so tutte le capitali del mondo a memoria e le voglio vedere tutte. Io voglio vedere tutto il mondo.' E quelle idee così chiare, quando ho cominciato a fuggire, mi hanno indicato la meta con una precisione sconcertante. Infatti vivo a Roma, vivo in una casa con il parquet scuro, viaggio molto, sono una doppiatrice e scrivo su un blog. Per non parlare di tanti altri piccoli ma importanti dettagli della mia vita che da bambina ho sognato e da grande ho realizzato. Quindi forse hanno ragione i miei amici, sono coraggiosa perché ho sempre seguito quelli che erano i piccoli e grandi sogni, non so. So solo che in questo momento di bilanci forse dovrei essere più magnanima e dire a quella bambina che in ogni caso, che abbia corso per fuggire o che abbia corso per andare da qualche parte, ha corso come una maratoneta e si è sempre aggiudicata il traguardo.

1 commento:

  1. Cara Alessandra,
    ti avevo scritto una lunga risposta alla tua lettera(?) ma, volendola rivedere ho cliccato su anteprima ed è sparita. Sperando che stavolta non succeda te la invio più succinta.
    Volevo esprimerti la mia adesione al tuo pensiero che, guarda caso, è anche il mio. Sono sempre fuggito da tutto, però in me era un atto di resa, un gettare la spugna, fregandomene delle conseguenze.
    In te invece è un fuggire per trovare il meglio o anche l'impossibile, ma è sempre un miglioramento.
    Hai fatto una lucida disamina della tua vita com'è stata e com'è ora e questo ti porta chiarezza in quello che ancora cerchi e desideri dalla vita.
    Ti abbraccio
    Gabriele (Martini)

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