lunedì 10 giugno 2013

COME IL CIELO

Una volta ho letto da qualche parte che bisognerebbe essere come il cielo, infiniti, aperti, mutevoli. Io lo osservo spesso, il cielo. Non ha paura della luce infuocata del Sole, accecante e bruciante. Non ha paura delle nuvole, le lascia passare, non le trattiene né le spinge via. Le nuvole arrivano, passano e se ne vanno. A volte restano per un po' e provocano tuoni, lampi e piogge torrenziali che a noi possono fare paura, ma non al cielo. Il cielo sa che quelle nuvole e quella pioggia sono temporanee e utili, e che il sole tornerà a splendere di nuovo. Il cielo non teme il buio della notte, perché temporaneo, ciclico, rassicurante, necessario allo splendore della luna e delle stelle e complementare alla luce del giorno. Il cielo non teme niente, lascia che tutto sia, nel suo fluire e nel suo divenire. E' così che dovremmo essere.

mercoledì 5 giugno 2013

SAI, LA GENTE È STRANA

Accusiamo spesso 'la gente' di superficialità quando si limita a giudicare dalle apparenze. Non sono d'accordo, non lo sono minimamente. La 'gente', salvo essere legata a noi da amicizia profonda o amore, non è tenuta a vedere oltre quello che noi mostriamo. La 'gente' non è tenuta a psicanalizzare altra 'gente'. La 'gente' reagisce in base a ciò che vede e il biglietto da visita che porgiamo è fondamentale per il giudizio che questa 'gente' darà su di noi. E' responsabilità nostra dimostrare coerenza tra quello che appare e quello che noi siamo in realtà. Intendiamoci, siamo liberissimi di non farlo. Liberissimi di dare un biglietto da visita opposto a quello che siamo. Probabilmente lo facciamo per una forma di difesa. Probabilmente abbiamo una tale fragilità, una tale sensibilità e una tale vulnerabilità da scegliere di indossare una corazza e mostrare quella, alla 'gente'. Ma siamo colpevoli, prendiamone atto. Colpevoli di non aver capito che fragilità, sensibilità e vulnerabilità sono un pregio, un tesoro, una ricchezza. Sono quello che fa di noi degli esseri umani e quindi creature divine. (che l'aggettivo 'divine' sia inteso dai credenti come sinonimo di 'create da Dio' e dai non credenti o agnostici come sinonimo di 'meravigliose'). Siamo colpevoli di temere il giudizio della 'gente', colpevoli di considerare la 'gente' come il nemico da cui difenderci e non come persone nostre simili nel bene e nel male. Il nemico non è la 'gente', il nemico è la nostra paura. La paura della 'gente', la paura di noi stessi, la paura di essere umanamente imperfetti, la paura di vivere, la paura di ammettere che 'la gente' siamo noi.

INGREDIENTI

Mi è capitato, talvolta, di ricevere un sms e di sbagliare a leggere il mittente. Pensavo di averlo ricevuto da una persona anziché da un'altra (quella che me lo aveva realmente inviato). L'argomento era neutro e banale, dissertazioni su un programma televisivo, sul tempo, sul traffico, sull'influenza. Ho digitato la risposta al messaggio, più o meno elaborata, senza uscire dall'argomento, e un attimo prima di inviarlo mi sono accorta che avevo letto male il mittente, che me l'aveva mandato un'altra persona. A quel punto ho realizzato che il messaggio era totalmente da riscrivere. Eppure l'argomento era quello, e le mie opinioni in merito anche. E allora, che cambiava? Cambiava il linguaggio. Noi non parliamo la stessa lingua con tutti, non usiamo gli stessi toni, e cambia il modo di interagire. Cambiano i codici di comunicazione. Con certe persone usiamo l'ironia, con altre la seriosità, con certe persone utilizziamo il nostro dialetto regionale, con altre parliamo in modo molto più forbito, con qualcuno abbiamo in comune parole che racchiudono un mondo che ci accomuna solo e soltanto a quella persona. Cambiamo profondamente a seconda della persona che abbiamo davanti. Non siamo mai gli stessi, mai. C'è solo la nostra base che rimane la stessa, come una specie di neutra pasta sfoglia. Possiamo diventare dessert o torta rustica, a seconda di chi abbiamo davanti. E quanti tipi di dessert e di torte rustiche! Noi siamo solo ciò che l'interazione con gli altri ci porta ad essere, siamo ispirati dagli altri. Per questo le persone sole sono tristi, perché sono solo misera pasta sfoglia.