lunedì 26 agosto 2013

ERA 'SOLO' UN SOGNO

Quando veniamo svegliati da un brutto sogno, sappiamo già che la giornata non sarà delle migliori. Perché inizia con uno sforzo, quella giornata: lo sforzo di resettare il nostro umore prima ancora che gli eventi quotidiani lo abbiano potuto guastare, o per meglio dire, che noi abbiamo permesso loro di guastarlo. La notte, quando dormiamo, non abbiamo il potere di controllare il nostro stato d'animo, i nostri pensieri, il nostro linguaggio interiore. Non possiamo intervenire in alcun modo sul nostro inconscio, perché è lui che fa da padrone, quando noi ci lasciamo andare al sonno. E quando ci svegliamo, quando lui ci sveglia perché ha deciso di tormentarci, ci piombano addosso come macigni tutto il suo potere e tutta la nostra impotenza. Passiamo tutta la giornata a cercare di toglierci quella orribile sensazione di dosso, quel fastidio, quella paura, quel dolore che lui ci ha risvegliato mentre noi non potevamo controllarlo. Continuiamo a ripeterci che era solo un brutto sogno, che ora va tutto bene, ci diciamo quello che ci diceva la mamma da piccolini, quando accorreva per tranquillizzarci sentendoci agitati e spaventati da un incubo. Ma spesso non riusciamo a fidarci di noi stessi e delle nostre parole come ci fidavamo di quelle di nostra madre da piccoli. Non ci fidiamo perché adesso siamo grandi, e sappiamo bene che il nostro inconscio non è qualcosa di esterno da poter tenere a bada, da poter allontanare a nostro piacimento. Sappiamo che il nostro inconscio è esattamente quello che sentiamo e pensiamo davvero, sappiamo che è la nostra verità interiore e che ci indica con una precisione spietata le nostre paure, i nostri desideri, le nostre angosce, le nostre speranze. Noi siamo proprio quello, siamo il nostro inconscio. E quindi abbiamo la responsabilità anche della sua qualità di vita, che diventa poi necessariamente la nostra. Se da addormentati non abbiamo potere su di lui, da svegli ce l'abbiamo. Abbiamo innanzitutto il dovere di ascoltarlo, di accoglierlo, di accettarlo, di tranquillizzarlo e di rimproverarlo se necessario. Abbiamo il dovere di lavorare sul nostro conscio affinché faccia pace con l'inconscio, affinché comunichi con lui, affinché lo prenda per mano e lo guidi. Sempre e comunque dipende da noi. Sempre e comunque siamo noi che dirigiamo la nostra mente e anche quando non possiamo controllarla la possiamo comunque programmare. Dipendono da noi i sogni belli e i sogni brutti, di notte e di giorno. Verità molto scomoda per chiunque, me compresa, ma verità.

martedì 6 agosto 2013

LOST AND FOUND

Viaggiare è una delle mie attività preferite, una delle mie priorità assolute nella vita. Non solo. Non ho paura di niente, quando viaggio. Non ho paura dell'aereo, non ho paura di alcun mezzo di trasporto, non ho paura delle malattie, non ho paura degli imprevisti, non ho paura di viaggiare sola, non ho paura di annoiarmi, non ho paura di ciò che non conosco. C'è un'unica eccezione. C'è una cosa di cui ho paura. No, non è esatto. C'è una cosa di cui ho un terrore fottuto: perdere i bagagli. Perderli quando viaggio in aereo per colpa dello smistamento caotico negli aeroporti, perderli quando viaggio in treno per colpa di una mia svista, perderli quando viaggio in pullman per colpa di qualche passeggero sbadato che scende prima di me e scambia il proprio bagaglio col mio, perderli per colpa di un ladro che me li ruba nella hall di un hotel, perderli per colpa di chiunque ovunque io sia e con qualunque mezzo di trasporto io viaggi. Insomma, fintanto che io non sono nella mia cameretta e non ho riposto tutto il contenuto del bagaglio negli armadi e cassetti a mia disposizione, non sono tranquilla. Ora, a differenza della stragrande maggioranza delle persone che convive con le proprie ansie e paure senza minimamente chiedersi il perché e soprattutto senza minimamente cercare di capire come potrebbe superarle, io mi sono posta il problema, affinché quest'ansia non mi tormenti più. Ci tengo a dire che questo timore non mi ha mai impedito di viaggiare, ma questo solo perché io da sempre rifiuto di essere schiava di una qualsivoglia paura, e rifiuto il fatto che una qualsivoglia paura mi possa impedire di fare alcunché. È un concetto a cui mi ribello con tutta me stessa, quello della schiavitù. Di ogni genere. Detto ciò, il motivo di questa mia paura è uno e uno soltanto: il vano, faticoso e dannoso tentativo di cercare di tenere sempre tutto sotto controllo. La difficoltà di 'lasciar andare', anche. L'attaccamento morboso a ciò che mi dà sicurezza, come i miei oggetti, da me scelti con cura, amore e dedizione, a cui io erroneamente associo la mia identità. Errore. Immenso, nocivo, deleterio errore. Io non sono i miei oggetti, prima di tutto. La mia identità è ben altro, per fortuna. Ma soprattutto io non posso controllare gli oggetti come non posso controllare gli eventi, i fatti, le persone. Non posso contollare la vita. Posso solo viverla, con tutto ciò che comporta, nel bene e nel male. Devo imparare a lasciar andare tutto ciò che mi appartiene. Perché niente ci appartiene del tutto, niente ci appartiene veramente, e se qualcosa ci appartiene è perché siamo disposti a lasciarlo andare. Ho capito che neanche io posso appartenere a me stessa se non sono disposta a perdermi. Devo lasciar andare me stessa, dunque, prima di tutto. Devo lasciar andare la mia vecchia identità ogni volta che voglio trovarne una nuova. Devo darmi la possibilità di perdermi per poi darmi la possibilità di ritrovarmi, proprio come i miei bagagli. Perché io sono il mio bagaglio più grande, più importante, più prezioso. Io.