mercoledì 16 aprile 2014

LEZIONE DI NUOTO

Da piccola, avevo il terrore di fare una delle cose che oggi amo di più al mondo: nuotare. Non riuscivo a capire in base a quale strano principio un corpo riuscisse a galleggiare. Vedevo gli altri, bambini e adulti, nuotare allegramente e serenamente da soli  e non mi capacitavo di come facessero. Perché io non ci riuscivo? Perché mai continuavo ad andare giù, a fondo, sempre più pesante, sempre più goffa, nonostante facessi mille sforzi per riuscire a stare a galla? Ero convinta di essere sbagliata, di avere qualche deficit fisiologico che mi impedisse di convivere serenamente con l'acqua. Ero convinta che gli altri conoscessero qualche tecnica segreta che io non riuscivo a comprendere e a mettere in pratica. Pensavo di non essere abbastanza forte. Forte come tutto il resto del mondo. Mi dicevo che probabilmente io non ero capace di sforzarmi come gli altri. Pensavo che per galleggiare bisognasse lottare contro la forza dell'acqua che cercava di tirarti giù e di farti affogare. Pensavo di non fare abbastanza sforzi. Ignoravo totalmente che di sforzi non ne dovessi proprio fare, e che fosse sufficiente lasciarmi andare, affinché il mio corpo potesse galleggiare come tutti i corpi del mondo.   Lo capii per puro caso un pomeriggio all'Isola d'Elba, già tredicenne, quando in acqua con mio padre, che sapeva nuotare benissimo, gli dissi: 'Basta, mi arrendo. Non farò più alcun tentativo per imparare a galleggiare o a nuotare. Mi limiterò a camminare, a passeggiare dentro l'acqua' . E a quel punto inciampai. Misi il piede in malo modo e inciampai. Persi l'equilibrio e mi ritrovai a galleggiare. Spontaneamente feci dei gesti con le gambe e con le braccia e mi ritrovai a nuotare a rana. 'Ecco, così! Stai nuotando!' disse mio padre. 'E' davvero così' semplice?' chiesi. 'Sì' disse lui. Un sì assolutamente disarmante, uno di quei sì che ti fanno sentire piccola e stupida. Uno di quei sì che ti ricordi per sempre perché sono lezioni di vita. Per stare a galla, per sopravvivere, per riuscire ad uscire da situazioni difficili, complicate, talvolta dolorose, è spesso necessario, più di ogni altra cosa, lasciare e lasciarsi andare, affidarsi, lasciarsi trasportare dalla corrente, fiduciosi che se anche quella corrente dovesse portarci al largo prima o poi ci riporterà a riva. Per trovare l'equilibrio bisogna prima perderlo per un istante. Per sentirsi leggeri e coccolati dall'acqua bisogna fidarsi, di quell'acqua. Provo tanta tenerezza per quella bambina che detestava il nuoto. E' la stessa bambina che poi, diventata donna, in più di una occasione ha detestato la vita,  ed è la stessa bambina che diventata ancora più donna, ora ama sia il nuoto che la vita.