
lunedì 22 aprile 2013
A CAVAL DONATO SI GUARDI IN BOCCA

lunedì 15 aprile 2013
COME LE QUATTRO STAGIONI
C'è qualcosa di meravigliosamente rassicurante nell'alternarsi delle quattro stagioni. Arrivano e se ne vanno puntualmente, ogni anno, segnando la fine di un periodo e l'inizio di un altro. Ci ricordano che tutto ha un inizio e tutto ha una fine, che niente è per sempre. Tutto va, tutto torna. Ma mai nello stesso identico modo. Tutto è sempre uguale e diverso allo stesso tempo. L'inverno si trasforma in primavera, la primavera in estate, l'estate in autunno e l'autunno di nuovo in inverno. Ma ogni volta sarà un inverno diverso, una primavera diversa, un'estate diversa, un autunno diverso. La natura è ciclica, è rotonda, non ha mai un vero inizio e non ha mai una vera fine. E non è mai ripetitiva, anche se sembra esserlo. Ognuno di noi ha una sua stagione preferita e il dispiacere della fine di quella stagione, la stagione del nostro cuore, ci coglie ogni anno, inesorabilmente, ineluttabilmente. Ma il passaggio è graduale, non è traumatico. Le giornate si accorciano o si allungano lentamente, i fiori lentamente sbocciano o appassiscono, le temperature gradualmente si alzano o si abbassano, la luce pian piano aumenta o diminuisce, e noi ci abituiamo a questi cambiamenti, ci abituiamo anche a quello che non ci piace. Alla fine riusciamo a trovare il buono in ogni stagione e se proprio, da creature ostinate e rigide quali talvolta siamo, non riusciamo a trovare alcuna nota positiva nella stagione che ha 'ucciso' (ma non per sempre) quella da noi amata, ce ne facciamo una ragione, e viviamo nell'attesa che quella stagione torni, certi che lo farà. Sappiamo, insomma, che i cambiamenti stagionali non sono mai definitivi. Sono solo dei passaggi. La Natura non ha niente di definitivo, siamo noi che cerchiamo ottusamente il 'per sempre' e il 'mai' in ogni cosa. Non riusciamo ad accettare che tutto sia temporaneo, che tutto sia in continua evoluzione, che tutto cambi, che tutto vada e torni a tempo debito. Eppure basterebbe comprendere il significato delle quattro stagioni. Basterebbe osservarle. Le quattro stagioni sono la metafora della vita.
domenica 7 aprile 2013
IL FANTASMA DELLA PAURA
Mi sono chiesta più volte come mai io abbia sempre alternato periodi di grande creatività ed esuberanza intellettiva a periodi di encefalogramma pressoché piatto. Ho cercato di analizzare meticolosamente (il mio ascendente in Vergine me lo impone) tutti i periodi di vena creativa e quelli di apatia cerebrale cercando di trovare un comune denominatore per entrambi, e il denominatore è sempre uno, uno solo, chiaro e inequivocabile: la paura, nella sua presenza e nella sua assenza. Ho notato che i periodi di maggiore creatività sono stati quelli in cui ho trovato il coraggio di fare qualcosa che per qualche motivo mi spaventava, ma anche quelli in cui mi sono semplicemente 'lasciata andare', ho 'mollato', ho abbandonato ogni sorta di freni e controllo. Solo in un secondo momento ho capito che anche quello era coraggio e che avevo sconfitto la mia paura più grande, quella che in tante, troppe circostanze mi ha rovinato la vita e impedito di raggiungere importanti traguardi: la paura di non avere tutto sotto controllo, la paura di non poter controllare la mia mente, la mia anima, il mio corpo, e tutto ciò che mi circondava e mi riguardava. Solo quando mi sono fidata, fidata ciecamente di me stessa, degli altri, dell'universo, della vita, la mia vena creativa è venuta fuori e tutte le cose sono andate nel verso giusto, solo in quei momenti mi sono sentita davvero bene, davvero viva. Credo di poter affermare con assoluta certezza che la paura è il nostro più grande limite e il nostro più grande ostacolo. Credo presuntuosamente di poter parlare a nome di tutti perché penso che la paura faccia parte del bagaglio dell'essere umano, che sia compagna di viaggio di tutti noi, anche se non in egual misura e non con le stesse modalità e manifestazioni. Credo anche che sia giusto così, credo che la paura sia, di sua natura, una nostra alleata, e credo che il primo fondamentale passo sia imparare a non aver paura della paura. La paura è solo un segnale dei nostri limiti e serve ad indicarci ciò su cui è necessario lavorare per migliorare la nostra vita. Dobbiamo solo imparare a riconoscerla, accettarla, accoglierla, e poi invitarla gentilmente ad andarsene, spiegandole che la sua presenza è stata utilissima fino a questo momento ma che adesso è diventata inutile perché il coraggio, alleato della nostra crescita, ha preso il suo posto. La paura se ne andrà di buon grado. La paura non ha nessun potere e nessuna voglia di farci compagnia, siamo noi che le diamo potere e che la costringiamo a rimanere al nostro fianco, perché siamo noi che la creiamo, che le diamo vita. Lei, poverina, nemmeno esiste senza di noi.
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